Programma Europee

Il nostro modello di Europa non è l’attuale entità sovranazionale governata da burocrati e tecnocrati non eletti da alcuno e che impone dall’alto le sue scelte ai popoli europei. Vogliamo passare da questa Unione Europea a una Confederazione europea di Stati nazionali liberi e sovrani, capaci di cooperare sulle grandi questioni: sicurezza, mercato unico, difesa, immigrazione, ricerca, politica estera; ma liberi di autodeterminarsi su tutto ciò che può essere meglio deciso a livello nazionale. Vogliamo ribadire la supremazia della Costituzione e dell’ordinamento italiano sulle norme europee. La capitale europea non può più essere Bruxelles, capitale dei lobbisti, ma dev’essere Atene o Roma, dove è nata la civiltà europea.

L’Europa è diventata il parco giochi di Francia e Germania, che usano le istituzioni europee per fare i propri interessi a discapito degli altri Stati membri, in particolare l’Italia. Fermeremo le azioni predatorie dell’asse franco tedesco sulle nostre imprese, sulle nostre infrastrutture strategiche e sulla nostra economia. Non tollereremo più ingerenze sulla nostra politica interna e azioni ostili ai nostri interessi internazionali. Per dare maggiore forza e credibilità alla nostra Nazione ribadiamo la storica battaglia dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica. In Europa a testa alta, per difendere l’Italia.

Le politiche di austerità imposte dall’Unione Europea sono state un fallimento in Italia e in tutta Europa, hanno impoverito la popolazione, messo in crisi le aziende e creato disoccupazione. Solo la Germania e il grande capitale ci hanno guadagnato. È tempo di invertire la rotta e mettere fine a questa asfissiante austerità, non per alimentare la spesa pubblica improduttiva, ma per un imponente piano nazionale ed Europeo di investimenti pubblici in infrastrutture, trasporti, rete digitale, edilizia scolastica, messa in sicurezza del territorio. Per ammodernare la Nazione, soprattutto il Sud Italia, e al contempo far ripartire l’economia. Si può fare togliendo le spese per investimenti dal computo dei parametri europei.

Da anni l’Italia è ultima in Europa per crescita economica, penalizzata dall’eccessiva burocrazia e da un carico fiscale e contributivo tra i più alti dell’Unione. Le aziende e gli investitori scappano e scelgono di operare negli altri Stati membri dove ci sono condizioni più vantaggiose. Per questo il nostro tessuto produttivo è in continuo declino. Bisogna invertire la rotta e fare dell’Italia lo Stato europeo dove è più vantaggioso fare impresa e investire: dove ci sono le tasse più basse e la minore burocrazia. Tassa unica per tutti – imprese, lavoratori, pensionati – al 15%; abolizione della fattura elettronica; nessun limite all’uso del contante, come in Germania e Austria; stop alle leggi speciali in ambito fiscale; rapporto più equo tra fisco e contribuente. Potenziare il sistema di informazione e facilitare la presentazione di progetti per accedere ai fondi europei.

L’Unione Europea fa gli interessi del grande capitale, delle multinazionali, delle lobby che realizzano enormi fatturati che solo in minima parte si traducono in ricchezza per la comunità nazionale e in posti di lavoro. Vogliamo invertire questa tendenza e sostenere le aziende che operano e assumono in Italia per difendere il lavoro italiano, creare nuovi posti di lavoro e fermare il drammatico esodo di nostri giovani all’estero. Intendiamo raggiungere, anche in Italia, l’obiettivo europeo di un tasso di occupazione del 75% della popolazione entro il 2020, anche se attualmente da noi è solo del 63%. Per farlo: Flat tax ridotta solo alle imprese che producono in Italia con manodopera locale e sistema basato sul principio del “più assumi, meno tasse paghi”; contrasto ai sistemi di elusione fiscale delle multinazionali e dei giganti del web; incentivo alla partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa come miglior antidoto alla delocalizzazione; tutela delle professioni e valorizzazione del lavoro autonomo; difesa degli artigiani e del piccolo commercio; sostegno al mondo della cultura e del turismo, eccellenze italiane e settori economicamente fondamentali perché ad alta intensità di lavoro, non delocalizzabili e immuni da contraffazioni.

L’Euro è stato un grande affare per alcuni Stati e un pessimo per altri. La moneta unica è stata, senza alcun dubbio, un enorme vantaggio per i tedeschi che ci hanno guadagnato in media 1300 euro l’anno. La nazione che ci ha rimesso più di tutte è stata l’Italia: ogni italiano ci ha rimesso 4000 euro l’anno. Una situazione inaccettabile. Chiederemo pertanto in Europa misure compensative tra gli Stati avvantaggiati dalla moneta unica e quelli, come l’Italia, penalizzati da questa. Serve una radicale riforma della Banca Centrale Europea, serve ribadire la natura pubblica di Bankitalia e delle riserve auree, bisogna rivedere radicalmente le regole bancarie europee affinché il sistema bancario sia uno strumento di sostegno alle imprese e alle famiglie e non al servizio della finanza speculativa. Vanno immediatamente separate le banche commerciali e le banche di investimento.

Il “Made in Italy” è il terzo brand più riconosciuto al mondo, primo tra quelli nazionali, difenderlo è una priorità nazionale. Il mercato del “falso italiano” vale più di 60 miliardi l’anno, una cifra che da sola cambierebbe l’andamento della nostra economia. Vogliamo modificare le attuali regole europee che tendono in ogni modo a rendere poco tracciabile la filiera del prodotto: per noi il prodotto con marchio italiano deve essere solo quello 100% italiano, dalla prima all’ultima fase della produzione, senza sotterfugi. No agli accordi commerciali che non tutelano pienamente il prodotto italiano. Lotta alla concorrenza sleale: chiediamo l’introduzione dei “dazi di civiltà” nei confronti dei prodotti di Stati terzi che non rispettano i nostri standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale, per evitare un pericoloso dumping sociale in Europa. Strumento necessario anche per tutelare la nostra agricoltura dai prodotti importati dal nord Africa. Repressione di ogni forma di abusivismo commerciale che uccide le nostre attività e la nostra economia e contrasto alla concorrenza sleale all’interno dei confini nazionali con il fenomeno delle imprese straniere che evadono il fisco e non rispettano le leggi: introduzione dell’obbligo di un deposito cauzionale di 30 mila euro per gli extracomunitari che vogliono aprire una attività in Italia.

L’intera Europa vive una drammatica crisi demografica e se questa tendenza non sarà invertita il popolo europeo è destinato a estinguersi. È incredibile che la natalità non sia mai stata inserita tra le priorità della UE. Intendiamo farlo noi, mettendo il sostegno alla famiglia e alla natalità come principale voce di spesa del bilancio europeo e finanziare così con risorse ingenti: l’introduzione del “reddito di maternità europeo” cioè un assegno mensile per ogni figlio a carico; incentivi all’assunzione di neomamme e donne in età fertile; asili nido gratuiti aperti fino a tardi anche l’estate; deducibilità del lavoro domestico; tutela delle lavoratrici autonome; latte artificiale gratuito. Sostenere la famiglia e la natalità vuol dire anche difendere la famiglia naturale, tutelare la vita fin dal concepimento, contrastare l’inaccettabile pratica dell’utero in affitto, che la burocrazia europea vorrebbe imporre a tutti gli Stati, contrasto all’ideologia gender. Per una Gioventù nazionale protagonista delle sorti dell’Italia. Efficientamento del percorso formativo per rendere competitivi i giovani italiani rispetto ai loro coetanei europei, incremento risorse per il diritto allo studio; concreto sistema di orientamento universitario e lavorativo. Più rispetto e tutela del corpo docente, lotta al precariato, maggiori risorse per la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti.

La casa dove vive una famiglia è per noi italiani un bene sacro: l’80% delle famiglie ha una casa di proprietà. Questa nostra ricchezza fa gola alla grande finanza speculativa che tenta in tutti i modi di impossessarsene e per questo va tutelata e protetta. Vogliamo sancire che la prima casa è un bene inalienabile e impignorabile, a meno che non sia il proprietario a decidere di mettere la sua abitazione a garanzia. Difendere le case degli italiani dichiarandole un bene sacro e impignorabile significa difendere la nostra economia, significa rilanciare il mercato immobiliare che da dieci anni è fermo mentre le nostre proprietà perdono sempre più valore. Ma non è tutto, una politica seria della casa significa dare una speranza e un futuro ai giovani e alle famiglie. Per questo chiederemo che i fondi europei servano anche a concedere alle famiglie con figli un mutuo garantito fino a 200 mila euro, quarantennale e a tasso zero.

Dalla cultura europea è nato il modello di economia sociale di mercato, che coniuga la libertà d’impresa al sostegno a chi è in difficoltà. È questa impostazione che vogliamo riprendere e rafforzare in Italia anche con l’utilizzo delle risorse europee. No all’assistenzialismo del reddito di cittadinanza, che non andrà ai veri bisognosi ma favorirà furbi e disonesti, Si all’aiuto economico concreto a chi è impossibilitato a lavorare per ragioni oggettive: bambini, disabili, pensionati, ultra sessantenni privi di reddito. Aumento delle pensioni minime e raddoppio dell’assegno di invalidità. Reale riconoscimento della funzione sociale dei “caregiver”, cioè di chi si prende cura di un familiare non autosufficiente, con tutele concrete in ambito lavorativo e normativo. Sostegno al Terzo settore. Patto per la Salute tra Stato e cittadini con forme di incentivi anche fiscali per chi effettua una corretta e periodica prevenzione sanitaria. Garantire il diritto alla salute con il miglioramento e l’estensione delle prestazioni sanitarie anche in ambito odontoiatrico e la diffusione capillare di centri ospedalieri. Contrasto alle droghe e alle dipendenze. Riconoscimento dello sport come strumento essenziale di benessere fisico e mentale, arricchimento valoriale, contrasto alle devianze giovanili, garantendo l’attività motoria dalla scuola primaria fino alla terza età.

Non si può essere dei patrioti senza essere anche dei difensori della natura e dell’ambiente. Perché Patria, terra dei padri, e ambiente sono parole molto vicine e noi rivendichiamo con forza questa nostra identità. Vogliamo che l’Europa sia all’avanguardia nella tutela del territorio, del paesaggio e della natura: formazione alla tutela dell’ambiente fin dagli anni della scuola; messa al bando di tutti i prodotti non biodegradabili; contrasto a ogni forma di inquinamento; sostegno alla riconversione delle aziende a elevato impatto ambientale o che producono materiali plastici; sostegno alle energie pulite e rinnovabili; tutela dei nostri mari e restauro delle nostre coste; salvaguardia della cultura rurale e delle attività che ne sono portatrici; contrasto agli allevamenti intensivi che arrecano sofferenza agli animali e danni alla salute umana. Dazi nei confronti degli Stati che non rispettano l’ambiente.

Vogliamo affermare un principio chiaro: in Europa non si entra illegalmente. Le frontiere esterne europee sono uniche e le regole devono essere comuni, per questo vogliamo tutta l’Unione Europea fuori dal Global Compact ONU che vuole favorire una immigrazione senza limiti. Controllo militare delle frontiere esterne e missione europea per un blocco navale così da impedire ai barconi di partire dal nord Africa e fermare così le morti in mare. Chi entra illegalmente in Europa va trattenuto in centri sorvegliati e rimpatriato grazie ad accordi tra UE e Stati terzi. No allo “ius soli” in Europa. Quote di immigrazione regolare solo per nazionalità che hanno dimostrato di integrarsi e che non creano problemi di sicurezza e terrorismo. Contrasto a ogni forma di neocolonialismo in Africa, causa di povertà e emigrazione; fine del sistema del Franco africano CFA con il quale la Francia sfrutta le sue ex colonie e sostituzione di questo con l’euro CFA per avviare un piano europeo d’investimenti e sviluppo in Africa.

Reputiamo che chi ha contribuito a fare dell’Italia la nazione che è oggi non debba essere sistematicamente scavalcato da chi è arrivato da poco in Italia. Per questo vogliamo modificare le norme europee e introdurre il principio della priorità per gli italiani nell’accesso ai servizi sociali, agli asili nido, alle case popolari e poter escludere stranieri e comunitari da determinati provvedimenti pubblici di sostegno economico diretto. Riconoscimento della pensione sociale solo a chi ha vissuto e versato i contributi in Italia per almeno 15 anni per fermare il fenomeno dei finti ricongiungimenti familiari fatti solo far ottenere l’assegno sociale a membri della famiglia, nonché effettiva verifica della presenza in Italia degli stranieri beneficiari di pensione sociale.

Vogliamo che l’Italia sia un posto sicuro nel quale vivere. Intendiamo reprimere con fermezza ogni forma di delinquenza e di criminalità favorita, in parte, anche dalla libera circolazione in Europa. Chiederemo la massima collaborazione degli altri Stati europei per mettere fine a questi fenomeni criminali. Guerra senza quartiere alla droga e agli spacciatori; contrasto alle bande criminali dei furti e delle rapine in abitazione; repressione di ogni mafia, compresa l’emergente mafia nigeriana colpevolmente sottovalutata finora. Sostegno alle forze dell’ordine e alle forze armate per adeguarle agli standard europei: stipendi e straordinari dignitosi, dotazioni adeguate di personale, mezzi e tecnologie utili al contrasto del crimine e del terrorismo. Controllo del territorio anche con il contributo dell’esercito. Certezza della pena: stop agli sconti automatici di pena e costruzione di nuove carceri. Espulsione immediata per gli stranieri che delinquono ed esecuzione della pena nello Stato di provenienza. Espulsione di stranieri e cittadini europei che non dimostrano di avere i mezzi necessari di sussistenza in Italia: non possiamo diventare la baraccopoli d’Europa.

La nostra identità di italiani ed europei si fonda sulle radici classiche e cristiane della nostra civiltà. I valori di libertà, democrazia, uguaglianza, laicità dello Stato sono figli di questa nostra identità, per questo intendiamo inserire nei trattati europei il riconoscimento esplicito delle radici classiche e cristiane dell’Europa. Nessun cedimento a chi vorrebbe eliminare i simboli della nostra tradizione cristiana, vietare il presepe o rimuovere i crocifissi dai luoghi pubblici. Contrasto al processo di islamizzazione in corso: divieto di finanziamento di luoghi di culto, media e attività culturali da parte di Stati fondamentalisti; contrasto al proselitismo integralista che alimenta il terrorismo e introduzione nel nostro ordinamento del reato di integralismo islamico. No alla Turchia in Europa. Tetto al numero massimo di alunni stranieri nelle classi scolastiche e politiche di integrazione per evitare la nascita di quartieri ghetto. Vogliamo un’Europa che difenda le comunità cristiane discriminate e perseguitate nel mondo.